Conosciamo a memoria la favoletta della Principessa che viene salvata dal Cavaliere biondo e con gli occhi azzurri che uccide il Drago e vive tutta la sua vita per darle un singolo, semplice Bacio che suggella il loro Amore Eterno.

No, dico… quello si fa chilometri e chilometri saltellando su un povero Bianco Destriero. Passa fiumi, montagne, stradine assurde, e si ritrova al castello, dove deve ammazzare una belva leggendaria senza che nessuno gli abbia insegnato come si fa. Magari questo Cavaliere dalla Bianca e Scintillante Armatura si trova a dover prendere a badilate il Drago senza riposarsi manco un secondo dal viaggio. E finita sta sudata pretende un bacetto dalla Principessa che in tutto questo s’è appena svegliata, e non s’è proprio accorta delle prodezze del Cavaliere.
Poi, bello baciare una che s’è appena svegliata dopo anni di letargo… bella roba.

Per questo il Cavaliere dalla Bianca Armatura c’ha il cazzetto.

Sicuramente il Cavaliere Nero si sarebbe fatto trasportare fino alla cuccia del Drago dai suoi tirapiedi (tutti gobbi e molto fedeli al suddetto Cavaliere Nero), poi avrebbe salutato il Drago con un cenno del capo (d’altronde, i malvagi si conoscono tutti, sono tutti alleati) e poi sarebbe salito fino alla torre, avrebbe preso la Principessa, l’avrebbe svegliata, infilata sotto una doccia fredda, e poi non le avrebbe lasciato manco il tempo di asciugarsi.

Andiamo, il Cavaliere Nero s’è fatta tutta quella strada, ma almeno ha ottenuto un bel premio, no? Altro che Bacio dell'Amore Eterno.

Ecco spiegato perché alle donne piacciono gli stronzi (aka Cavalieri Neri), perché la fanno molto più facile. Noi donne siamo complicate, ci piace vedere che una persona può risolvere i nostri problemi in poco tempo e senza farci faticare.
E dopo aver risolto i problemi, vissero felici e contenti, sbattendosene del matrimonio, di streghe cattive, e tutte quelle cosette lì.
Stanno chiusi in una torre, molto lontani dal resto del mondo civile, e un Drago a fare da guardia.
E quando escono più!
  1. Saltarvi addosso e il giorno dopo sostenere di essere stati ubriachi/drogati/sedati;
  2. Fingere di essersi suicidati;
  3. Ogni tipo di molestia fisica e psicologica;
  4. La tipica frase: "mi sembri un po' poco curata" dopo che siete appena uscite dall'estetista/parrucchiere;
  5. Dirvi che non vengono a una festa perchè devono studiare e poi presentarsi alla festa in questione;
  6. Chiedervi se siete arrabbiate quando è chiaro che gli mangereste il cuore in un impeto d'ira;
  7. Quando gli dite "mi manchi" sentirsi rispondere "ah";
  8. Sentirsi dire "ti richiamo fra dieci minuti!" e dopo tre ore chiedersi se la telefonata si è persa nelle pieghe dello spazio-tempo;
  9. Farvi le corna con una scamarcina diciassettenne e poi in un attimo di debolezza dopo un anno venirvi a dire che però voi a letto eravate la migliore che abbia mai avuto;
  10. Vendere la chitarra che gli avete regalato coi soldi del vostro regalo di natale per comprarsi la macchina.
Non commento, non credo che serva. Tutte cose vere, alcune estremamente recenti. E poi non venitemi a dire che non sono la persona più sfigata in amore che conoscete, grazie.

Tra i tipi di uomini più invivibili, fastidiosi, ansiogeni, ingestibili che conosco, ci sono “quelli che non vogliono capire”.

Quando conosciamo un ragazzo, un uomo, e vediamo in lui qualcosa, una piccola luce, un barlume della possibilità di avere una storia con lui, è lì che dobbiamo stare attente a conoscerlo, perché spesso (negli esemplari più furbi) alcuni uomini sanno fiutare quella piccola possibilità che abbiamo visto, e usarla contro di noi (perdonatemi il terrorismo psicologico).
Dobbiamo soprattutto imparare a non mostrare, a non esporre quella piccola volontà, prima di esserne sicure. Se la esponiamo, e poi ci rendiamo conto che lui non è quello giusto, o quello che va più vicino all’essere giusto, e se lui si accorge che abbiamo sbagliato, si sveglierà “l’uomo che non vuole capire”.
Questo particolare esemplare di maschio continuerà a ripeterci che la storia fra noi (Noi: donne che abbiamo sbagliato. Loro: uomini che non vogliono capire.) funzionerà.
E non solo funzionerà: saremo felici, tanto felici, per sempre!
Una cosa davvero impossibile.

Come riconoscere un “uomo che non vuole capire”?
L’uomo che non vuole capire alterna momenti di grande utopia (esempio: “saremo davvero, davvero felici insieme!”) ad accuse e recriminazioni con toni lagnosi (esempio: “eppure abbiamo parlato tanto di quanto, come e dove avremmo fatto l’amore!”). Tutto questo getta nella confusione più totale la maggior parte di noi. Molte, poi, finiscono col reagire male ai suddetti uomini.

Come ci si libera da un “uomo che non vuole capire”?
A questa domanda, forse, non c’è risposta.
Cercare di far scemare il rapporto nella bella amicizia che c’era prima è inutile perché, con grande probabilità, lui continuerà a lagnarsi per farci sentire in colpa, col risultato che a lungo andare anche solo sentirlo nominare ci farà venire l’ansia. E tutto questo perché lui non vuole capire che fra noi c’è stato solo un bacio (o notte di fuoco, che sia), e poi avete deciso che lui non sarebbe stata la nostra prossima storia, e anche noi forse non abbiamo il cuore (o il coraggio, che sia) di dirgli apertamente che lui non ci piace, e molto probabilmente non ci piacerà mai.

L’altra possibilità per liberarsene è tagliare i ponti, ma si sa, noi donne siamo piuttosto inclini a provare pietà, e finiremo per angosciarci anche senza sentirlo. È facile, infatti, preoccuparsi per un uomo del genere, perché non si sa mai cosa potrebbe combinare un uomo che si sente “sedotto e abbandonato”.

L’unica soluzione che vedo come possibile è prevenire. Ovvero, cercare di capire quanto prima se l’uomo che abbiamo puntato nasconde un lagnoso uomo che non vuole capire sotto quella sua smagliante coltre seducente.

È alle nostre spalle l’epoca del lavoro a maglia e dello shopping. Noi donne del 2009 abbiamo trovato metodi migliori per passare il tempo. E non sto parlando di scrivere su un blog femminile con meno visite del sito sull’uncinetto di Nonna Pina (sito che in effetti potrebbe avere molte più visite di noi, se esistesse davvero). Io parlo di emancipazione e di diversificazione dei passatempi femminili. Veri passatempi, con la P maiuscola! Innanzi tutto i videogiochi. Ormai da diversi anni il mondo video-ludico non è più una prerogativa maschile, il che ha creato la nuova esigenza di prodotti sviluppati a partire dai desideri del pubblico femminile. Basta guardare il successo di vendite di titoli come The Sims 2 per arrivarci. Noi donne siamo il futuro target di riferimento, ora che abbiamo una capacità di acquisto maggiore rispetto al secolo scorso.
E se fin qui il discorso poteva sembrarvi banale e scontato, vi farò ricredere subito.  Per fare fronte a questa tendenza, infatti, alcuni settori dell’economia in crisi, come quello della cultura e dello smercio dei gadget, hanno provato a introdurre innovazioni e bizzarrie che difficilmente troverebbero posto nella mente umana. Ho dovuto darmi una spiegazione di tipo economico/sociale come questa  per giustificare alcuni fenomeni (leggi come: eccessi di demenza) che, ahimè, sarebbero altrimenti inspiegabili e piuttosto preoccupanti.

Comincerei col parlare della creazione del Museo del Pene. Mi risulta al momento sconosciuto il genio che ha dato vita a un aborto d’idea simile, però ho messo a punto un paio di teorie in merito alla sua identità.

Potrebbe essere un triste signore calvo (e quindi con testosterone da vendere) e cicciotto ma dal pene piccolo (nascosto anche dalla sovrabbondante pancia) che non ha trovato modo migliore di sfogare i suoi istinti sessuali repressi che circondarsi di peni enormi e bestiali (alla collezione manca ancora un esemplare umano, ma arriverà presto: basta solo pregare che il nonnetto che lo ha donato al museo tiri le cuoia, comunque essendo un ultraottantenne noi signorine non abbiamo molto da guadagnarci). In questo caso ci è andata bene: abbiamo un maniaco stupratore / pedofilo / serial killer in meno per le strade e una vasta collezione di peni animali con cui sollazzarci nelle giornate uggiose. Confrontandone le dimensioni sono arrivata varie volte a chiedermi perché, nonostante la ciccia di cui Dio mi ha fornito alla nascita, non sono nata balena. Avrei avuto sicuramente un enorme sorriso stampato sulle labbra per la maggior parte del tempo. Oppure potrebbe essere opera di una signorina annoiata, vecchia o perlomeno di mezz’età, a cui i lifting non hanno fatto l’effetto che si aspettava. Me la immagino a sospirare fra le sale ariose, pensando a quello che il destino le ha tolto conferendole la faccia di una fisarmonica bucata. In questo caso si spiegherebbe anche la mancanza di un pene umano, anche se mi mette addosso un po’ di tristezza immaginarmi la nostra Gertrude (l’ho simpaticamente chiamata così nella mia mente malata) sospirare fissando con sguardo ebete un immenso pene di balena. Mi sembra che sminuisca un po’ la natura femminile, quindi preferisco immaginare il signore calvo dalle tendenze omosessuali.

Il secondo caso di indiscutibile decadenza morale e psicologica però è sicuramente stato partorito da una mente femminile. Tenetevi forte perché qui si scade nell’inquietante.

C’era una volta, un’adolescente grassa e annoiata che ascoltava molta musica rock (no, non è un racconto autobiografico) e sognava costantemente di perdere la verginità con Jimi Hendrix (i gusti sono gusti, per carità). C’era una volta una sua amica dal dubbio soprannome e dai dubbi trascorsi. C’era una volta un secchio di gesso per fare i calchi e un compito di Artistica. Sto parlando delle Plaster Caster insomma. Senza entrare nel merito del discutibile passatempo di fare calchi di peni eretti di musicisti famosi (che meriterebbe un post a sé) cercherò di spiegarvi l’assurdità della cosa. Anche se proprio non capisco come possa essere sessualmente appetibile l’idea di mescolare la miscela del gesso mentre la propria amica si occupa di… ehm, “preparare” il soggetto del calco (ma ognuno ha le perversioni che si merita, immagino) né come possa esserlo quella di farseli fare (qualcuno si sarà pur prestato) la vera faccenda incredibile non è l’esistenza dei calchi in sé. La cosa davvero irritante ed incomprensibile è che qualcuno è disposto a comprarli, questi stramaledetti calchi. Quello di Jimi Hendrix costa 1500 dollari, e scusate se è poco. Mi immagino ancora la nostra cara Gertrude che fa acquisti su internet e spende 1500 bigliettoni per sollazzarsi tutta sola nella sua stanzetta con il calco del pene di Jimi Hendrix (dubito che si possa esporre come un’opera d’arte, anche se ormai non dovrei stupirmi più di nulla) e la sensazione di tristezza diventa un vuoto incolmabile e straziante. Beh, se Gertrude ha speso non so quanto per mettere in mostra centinaia di peni animali non trovo neanche tanto incredibile che compri peni finti su internet spendendo più di mille dollari. Mi ero ripromessa di reprimere il pensiero di Gertrude però, quindi accantoniamola per un istante. Il dubbio che davvero mi sorge, osservando i tristi calchi di peni e di seni sul sito internet è questo: dove cavolo sono finite le porcone “convenzionali”, che amavano i peni veri, nudi, crudi ma soprattutto umani?

Molto semplice: si chiamano pornostar, fanno un mucchio di soldi e hanno una vita sociale molto più interessante della mia. Mi sa proprio che ho sbagliato mestiere. Ma questa è un’altra storia, ne riparleremo nel prossimo post.