È alle nostre spalle l’epoca del lavoro a maglia e dello shopping. Noi donne del 2009 abbiamo trovato metodi migliori per passare il tempo. E non sto parlando di scrivere su un blog femminile con meno visite del sito sull’uncinetto di Nonna Pina (sito che in effetti potrebbe avere molte più visite di noi, se esistesse davvero). Io parlo di emancipazione e di diversificazione dei passatempi femminili. Veri passatempi, con la P maiuscola! Innanzi tutto i videogiochi. Ormai da diversi anni il mondo video-ludico non è più una prerogativa maschile, il che ha creato la nuova esigenza di prodotti sviluppati a partire dai desideri del pubblico femminile. Basta guardare il successo di vendite di titoli come The Sims 2 per arrivarci. Noi donne siamo il futuro target di riferimento, ora che abbiamo una capacità di acquisto maggiore rispetto al secolo scorso.
E se fin qui il discorso poteva sembrarvi banale e scontato, vi farò ricredere subito.  Per fare fronte a questa tendenza, infatti, alcuni settori dell’economia in crisi, come quello della cultura e dello smercio dei gadget, hanno provato a introdurre innovazioni e bizzarrie che difficilmente troverebbero posto nella mente umana. Ho dovuto darmi una spiegazione di tipo economico/sociale come questa  per giustificare alcuni fenomeni (leggi come: eccessi di demenza) che, ahimè, sarebbero altrimenti inspiegabili e piuttosto preoccupanti.

Comincerei col parlare della creazione del Museo del Pene. Mi risulta al momento sconosciuto il genio che ha dato vita a un aborto d’idea simile, però ho messo a punto un paio di teorie in merito alla sua identità.

Potrebbe essere un triste signore calvo (e quindi con testosterone da vendere) e cicciotto ma dal pene piccolo (nascosto anche dalla sovrabbondante pancia) che non ha trovato modo migliore di sfogare i suoi istinti sessuali repressi che circondarsi di peni enormi e bestiali (alla collezione manca ancora un esemplare umano, ma arriverà presto: basta solo pregare che il nonnetto che lo ha donato al museo tiri le cuoia, comunque essendo un ultraottantenne noi signorine non abbiamo molto da guadagnarci). In questo caso ci è andata bene: abbiamo un maniaco stupratore / pedofilo / serial killer in meno per le strade e una vasta collezione di peni animali con cui sollazzarci nelle giornate uggiose. Confrontandone le dimensioni sono arrivata varie volte a chiedermi perché, nonostante la ciccia di cui Dio mi ha fornito alla nascita, non sono nata balena. Avrei avuto sicuramente un enorme sorriso stampato sulle labbra per la maggior parte del tempo. Oppure potrebbe essere opera di una signorina annoiata, vecchia o perlomeno di mezz’età, a cui i lifting non hanno fatto l’effetto che si aspettava. Me la immagino a sospirare fra le sale ariose, pensando a quello che il destino le ha tolto conferendole la faccia di una fisarmonica bucata. In questo caso si spiegherebbe anche la mancanza di un pene umano, anche se mi mette addosso un po’ di tristezza immaginarmi la nostra Gertrude (l’ho simpaticamente chiamata così nella mia mente malata) sospirare fissando con sguardo ebete un immenso pene di balena. Mi sembra che sminuisca un po’ la natura femminile, quindi preferisco immaginare il signore calvo dalle tendenze omosessuali.

Il secondo caso di indiscutibile decadenza morale e psicologica però è sicuramente stato partorito da una mente femminile. Tenetevi forte perché qui si scade nell’inquietante.

C’era una volta, un’adolescente grassa e annoiata che ascoltava molta musica rock (no, non è un racconto autobiografico) e sognava costantemente di perdere la verginità con Jimi Hendrix (i gusti sono gusti, per carità). C’era una volta una sua amica dal dubbio soprannome e dai dubbi trascorsi. C’era una volta un secchio di gesso per fare i calchi e un compito di Artistica. Sto parlando delle Plaster Caster insomma. Senza entrare nel merito del discutibile passatempo di fare calchi di peni eretti di musicisti famosi (che meriterebbe un post a sé) cercherò di spiegarvi l’assurdità della cosa. Anche se proprio non capisco come possa essere sessualmente appetibile l’idea di mescolare la miscela del gesso mentre la propria amica si occupa di… ehm, “preparare” il soggetto del calco (ma ognuno ha le perversioni che si merita, immagino) né come possa esserlo quella di farseli fare (qualcuno si sarà pur prestato) la vera faccenda incredibile non è l’esistenza dei calchi in sé. La cosa davvero irritante ed incomprensibile è che qualcuno è disposto a comprarli, questi stramaledetti calchi. Quello di Jimi Hendrix costa 1500 dollari, e scusate se è poco. Mi immagino ancora la nostra cara Gertrude che fa acquisti su internet e spende 1500 bigliettoni per sollazzarsi tutta sola nella sua stanzetta con il calco del pene di Jimi Hendrix (dubito che si possa esporre come un’opera d’arte, anche se ormai non dovrei stupirmi più di nulla) e la sensazione di tristezza diventa un vuoto incolmabile e straziante. Beh, se Gertrude ha speso non so quanto per mettere in mostra centinaia di peni animali non trovo neanche tanto incredibile che compri peni finti su internet spendendo più di mille dollari. Mi ero ripromessa di reprimere il pensiero di Gertrude però, quindi accantoniamola per un istante. Il dubbio che davvero mi sorge, osservando i tristi calchi di peni e di seni sul sito internet è questo: dove cavolo sono finite le porcone “convenzionali”, che amavano i peni veri, nudi, crudi ma soprattutto umani?

Molto semplice: si chiamano pornostar, fanno un mucchio di soldi e hanno una vita sociale molto più interessante della mia. Mi sa proprio che ho sbagliato mestiere. Ma questa è un’altra storia, ne riparleremo nel prossimo post.

Comment

THERE ARE 3 COMMENTS FOR THIS POST

  1. Milly On 6 maggio 2009 alle ore 14:29

    tutto ciò è Surreale!
    dei calchi poco me ne fregherebbe, anche se poter mirare il *din din dong* del tuo mito di sempre è una cosa simpatica da poter raccontare...
    ehm...per quanto riguarda il museo del pene...ci metterei piede solo se è gratuito! (forse eh!)

    Milly

      Unknown On 8 maggio 2009 alle ore 23:32

    La questione dei calchi è controversa a causa del prezzo delle opere, io 1500 euro per un pene di gesso non li spenderei. Per quanto riguarda il museo del pene... beh, per incominciare dovresti trovarti casualmente in islanda quindi non so XD

    Auro

      Unknown On 18 settembre 2009 alle ore 12:02

    E'curioso vedere come tu abbia associato all'immagine di una signora di mezza età riempita di botulino il nome Gertrude! Una mia amica è fissata con l'immaginaria signora Gertrude! Chissà quale legame esiste tra questo nome e la sua immagine xD

    Silvix

     

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